sabato 29 giugno 2013

Roma città neorealista

Nel primo dopoguerra, in Italia,  prese il via uno stile cinematografico nuovo per allontanarsi dagli standard "finti" che presentavano i film dell'epoca, i cosiddetti film dei "telefoni bianchi". Questi ultimi presentavano uno stile di vita non condiviso dalla stragrande maggioranza della popolazione.
Si è quindi sentito il bisogno di avvicinarsi di più a quella che all'epoca era la normalità e la vita vera degli abitanti del nostro paese.

Uno dei più grandi esponenti di questo nuovo genere fu Roberto Rossellini che con il suo Roma città aperta ha ritratto le vere lotte per la vita durante la seconda guerra mondiale. Per i suoi film, questo in particolare, traeva ispirazione da persone realmente esistite, che nel loro piccolo hanno fatto la differenza, mostrando così come persone comuni possono essere grandi in caso di necessità.

In Roma città aperta due personaggi in particolare catturano l'attenzione per i loro gesti disperati ed estremi, simbolo di un'esasperazione e un disagio concreti di tutti coloro che durante quel periodo subivano costrizioni. Anna Magnani interpreta sul grande schermo il personaggio di Pina, ispirato alla figura di Teresa Gullace che lottò fino alla morte per la liberazione di suo marito, imprigionato dopo un rastrellamento. Un soldato la uccise mentre manifestava con altre donne davanti la caserma dove era rinchiuso; la protesta per la sua barbara uccisione costrinse i tedeschi a liberare Girolamo Gullace insieme ad altri uomini. Nel grande schermo il personaggio di Pina viene ucciso mentre rincorre la camionetta dove stanno portando via il suo futuro marito in una famosa scena.

Il personaggio di don Pietro è invece interpretato da Aldo Fabrizi. Rossellini prende l'ispirazione per questo personaggio da due coraggiosi preti: Giuseppe Morosini e Pietro Pappagallo. Entrambi impegnati a fornire aiuto a partigiani, alleati, ebrei e persone ricercate dal regime; entrambi denunciati da delatori restarono fedeli alla loro bontà l'uno addossandosi le colpe di fornire aiuto agli alleati e avere un'arsenale nascosto per i partigiani, senza denunciare i suoi compagni; l'altro imprigionato ed ucciso per togliere di mezzo un personaggio scomodo al regime.

I loro esempi sono ancora ricordati e rimarranno sempre nella memoria collettiva grazie a questo meraviglioso, vero, straziante capolavoro cinematografico.

giovedì 6 giugno 2013

La poesia neorealista

Il neorealismo nasce nel secondo dopo guerra come riscatto nei confronti della politica fascista e del suo proibizionismo. Di conseguenza non ci si può limitare a parlare di neorealismo come una semplice corrente letteraria o artistica, ma come un vero e proprio modo di pensare mirato alla promozione di un cambiamento radicale nella società. Un esempio di questa bivalenza è Rocco Scotellaro che è sia un poeta talentuoso che un militante socialista. Di seguito una delle sue poesie:


VERDE GIOVINEZZA

C'è tempo quando abbondano
lucertole nelle vigne
e a qualcuna nuova coda inazzurra,
quando nei campi spuntano covoni
impazienti di fuoco
e la cicala assorda e mi tappa
l'orecchio alle campane, alle canzoni,
al lungo richiamo di mamma
che mi rivuole vicino e suo.
Quando la fiumara è bianca…
Allora mi voglio scolare l'orciuolo
e coricarmi in terra
senza memoria più
della verde giovinezza.

(Rocco Scotellaro)


Come suggerisce il nome, il tema  principale del neorealismo e in particolare della poesia neorealista è la realtà, intesa come concreta dimensione esistenziale. Ci si concentra dunque sulla rappresentazione della realtà quotidiana e i protagonisti assoluti sono le persone, i luoghi e gli eventi degli strati bassi della società. 
Ad esempio Sandro Penna, che si afferma verso la fine degli anni '50, tratta nelle sue poesie la vita della classi povere:


Qualcuno vi parlava e voi rispondevate
sullo strano argomento delle vendite a rate.
Poi d'un tratto - chiudeste gli occhi per un momento
come per rivedere - e d'un fiato: chi era
intorno a una fontana, solitario e di sera?
C'era allora la guerra, è vero, e c'era il coprifuoco,
ma fuggir spaventato per un soldato ignoto!
Forse non era un'ombra, quell'uomo, era un fanciullo
e la sua fuga un giuoco soltanto volontario.
E riprendeste il corso del discorso interrotto.
Ma d'un tratto affondaste in un pianto dirotto.
Così tra i chiari affari la ria malinconia
s'introduce vestita di buia nostalgia.

(Sandro Penna)

Di conseguenza i poeti ricorrono ad una versificazione diretta ed elementare. In ambito metrico lessicale si predilige un abbassamento di tono solo con qualche accenno, ad esempio, di linguaggio aulico.