martedì 2 luglio 2013

New York Times: gli italiani parlano con le mani

Chi è nato in Italia neanche ci fa più caso: gesticoliamo e assumiamo determinate posizioni con braccia e mani, qualche volta anche precise posizioni con le dita, solo per fare una semplice domanda
C'è chi gesticola e cammina anche mentre parla al telefono, quando nessuno lo guarda, ormai nessuno si può sottrarre.

Il New York Times con un articolo di Rachel Donadio dedica spazio alla gestualità degli italiani ufficializzando il fatto che con i nostri gesti abbiamo creato un linguaggio universale, riconosciuto ed interpretabile. Addirittura esportato come uno dei migliori prodotti Made in Italy!
Anche se alcuni gesti sono diventati dei cliché immancabili per personaggi di origine italiana nei film (dita unite che toccano il pollice con un leggero movimento del polso ripetuto verso l'alto o verso il petto) abbiamo una gestualità molto vasta che si manifesta in ogni momento di interazione quotidiana, anche se visti con occhi critici potremmo sembrare dei pazzi.

La giornalista per spiegare in modo più efficace quali sono i gesti più comuni ha preparato delle gif animate allegate all'articolo, in passato anche fumettisti e disegnatori hanno cercato di fare un riassunto dei nostri gesti più comuni e significativi riproducendo alla perfezione alcuni di questi. 

Isabella Poggi, docente di psicologia a Roma Tre, ha definito almeno 250 gesti quotidiani per esprimere o sottolineare intenzioni, auspici, minacce, intenzioni, orgoglio e vergogna. 
Altri ipotizzano che questo tipico linguaggio muto (da non confondere con la Lingua dei Segni Italiana) sia il prodotto delle molte occupazioni straniere in Italia: gli italiani di allora hanno sviluppato un modo di comunicare per non farsi capire dai nuovi padroni.

Adam Kendon, direttore della rivista Gesture, avanza l'ipotesi che tutto ebbe inizio da Napoli, città sovrappopolata, dove la gestualità era un modo per affermare il proprio dominio sul territorio, guadagnare spazio e attenzione non solo con le parole, ma con tutto il corpo. Nell'area intorno a Napoli,  Andrea De Jorio, prete e archeologo, portò alla luce dei vasi con pitture greche dove la similitudine di alcuni gesti raffigurati e quelli usati dai suoi contemporanei nel XIX secolo era lampante.

La Poggi ha inoltre dichiarato che "i gesti (nel tempo) cambiano meno delle parole", affiancandosi alla teoria di Giambattista Vico (filosofo del XVIII secolo) per cui la gestualità potrebbe essere la più antica forma di linguaggio.

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